SIMONE AZZURRINI // SAC SCULTORE

CRITICA

2019

O.M.63.290812. Fuoco Indiretto Sale Acqua
Enrico Sartoni, Accademico d’Onore dell’Accademia delle Arti del Disegno. Gli Scultori dell’Accademia delle Arti del Disegno, 4 agosto - 1 settembre 2019, Salone dei Sette Santi Fondatori, Convento di Monte Senario, Vaglia Fi
… Linee che nella ricerca di Azzurrini si stagliano nette attraverso i profilati di ferro, culle e gabbie di elementi calcarei, disegnano rotte atomiche nello spazio che ci circonda… le… opere esposte segnano un percorso che non definisce un semplice momento di esibizione, ma che caratterizza un dialogo concreto e comunitario attraverso cui ogni artista, senza mai perdere la propria individuale inclinazione, si confronta e si scontra, confermando la scultura come strada privilegiata verso la conoscenza e realizzando, al contempo, l’Accademia, feconda ad oltre quattro secoli dalla sua creazione.

2018

 Origine Materia/Farfalla V Muffa III 0818, smalto limatura d'argento 100x70 cm 2018
Antonio Frintino, Materia e Creatività la classe di scultura dell’Accademia, 5-29 dicembre 2018 Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, Firenze
Vicini, oltre che per l’uso di materiali per vocazione spirituale e per l’originalità nell’uso dello spazio, sono Farfalla IV di Azzurrini… trama sottile di profilati di ferro e smalto a disegnare la presenza di un grande lepidottero… che fa propria un’ampia porzione di spazio in un contesto di antiche strutture murarie, e ciò con trasparente eleganza…

2017

O.M.71.300812. Cera Acrilico Bianco Acqua Fuoco Indiretto
Vittorio Santoianni, dal catalogo: Stanze per la scultura, Nove scultori dell’Accademia delle Arti del Disegno, Centro Culturale Polifunzionale Accabì Hospital Burresi, Poggibonsi (Si) 7-28 ottobre 2017
… L’ultima generazione, nata negli anni Settanta, vede come unico esponente Simone Azzurrini (Firenze, 1970). Si forma artisticamente a Firenze all’Istituto d’Arte, nella sezione Oreficeria, e in seguito all’Accademia di Belle Arti, dove si diploma in Scultura con Vincenzo Bianchi e Antonio Di Tommaso. Dal 2007 è docente di Discipline Plastiche e Scultoree presso il Liceo Artistico di Montemurlo. Ha partecipato a diversi simposi internazionali sul marmo e sulla pietra, scolpendo opere, poi inserite nei centri urbani interessati (Atessa, Teulada, Ari, S. Piero a Sieve, ecc.). E’ inoltre presente in molti eventi nazionali, per i quali ha progettato sculture e installazioni site specific temporanee e permanenti. La ricerca di Azzurrini è concentrata sulle potenzialità espressive della materia, che viene indagata a fondo attraverso un costante percorso di sperimentazione. Sviluppata ad ampio raggio, la sua opera comprende lavori bidimensionali, sculture e installazioni. In una serrata dialettica tra tradizione e nuovi linguaggi, l’artista utilizza una gamma estesa di materiali (pietra, legno, metallo, carbone, sabbia, cenere), che usa insieme a prodotti industriali e tecnologici. Le sue sculture in pietra e marmo – le cui forme archetipiche evocano monumenti preistorici – sono pervase da un’atmosfera di sacralità. Invece le installazioni – come gli ancestrali cerchi di pietra composti in siti naturali -, attraverso metafore riferite all’immaginario alchemico, si collegano alle forze cosmiche e ai quattro elementi. Una sua scultura in pietra serena, intitolata Il Sogno di Pinocchio (2016), è esposta in permanenza nel Parco di Pinocchio a Collodi…

2016

Studio per il Luogo per Pian di Novello - Labirinto/Altrove VI - Arte nella Natura, A tempo di gioco nell’Orto di Giovannino, Pian di Novello (Pistoia) 2016
Prof. Siliano Simoncini, Arte nella Natura, a tempo di gioco nell’orto di Giovannino, Pian di Novello (Pt), 2016, dalla brochure
Il Labirinto alchemico di Simone Azzurrini, un percorso segnaletico spiraliforme che conduce a un avvallamento. Ovvero, il luogo in cui la pausa consenta di valutare le capacità fisiche e mentali che ciascuno ha dispiegato per superare gli ostacoli lungo il cammino. Un tragitto a tempo, che può essere considerato come metafora di quello che attende ognuno di noi durante l’esistenza.

2015

Luogo per Travalle - 2010 Origine Materia O.M. 05180710, 1° Simposio di Scultura su Pietra nel Parco di Travalle - Travalle, Calenzano (Fi) 2010
Lucia Fiaschi, progetto Travalle in Contemporanea I simposio 2010, Catalogo presentato il 12 dicembre 2015
…Luogo per Travalle, di Simone Azzurrini, accoglie il tempo della riflessione, ed è il tempo pieno della meditazione o del riposo dopo il lavoro, nella serenità del dì di festa, oppure del lavoro che non c’è più, del sogno coltivato e realizzato di un modesto ma quotidiano benessere che forse per i figli non ci sarà…” - “Due massi appena scavati ad accogliere come un nido, come un abbraccio. Nella vita di ciascuno esiste un luogo fisico o mentale dove trovare rifugio, nuovo utero materno dove è possibile trovare requie all’affannoso andare, una sosta, un lieve respiro d’attesa, un attimo di pienezza.

2014

Luogo per l’Abetone 2013/Transizione Materica duglasia, abete, faggio, fuoco, cera, smalti all’acqua, pietra arenaria locale, corde di canapa, h. 400 cm Il Percorso dell’Amicizia Arte nella Natura Collocazione Permanente Installazione Site-Specific Viale Regina Margherita, Faggeta dell’Abetone (Pistoia) 2013 Luogo per l’Abetone 2013/Transizione Materica, Il Percorso dell’Amicizia Arte nella Natura Collocazione Permanente Installazione Site-Specific Viale Regina Margherita, Faggeta dell’Abetone (Pistoia) 2013
Prof. Siliano Simoncini, Arte nella Natura, Abetone Il percorso dell’amicizia 2013, dal catalogo presentato il 23 agosto 2014
Luogo per l’Abetone. Insieme agli altri artisti, Azzurrini ha fatto un sopralluogo lungo il percorso del Viale Regina Margherita per decidere dove dovesse essere collocata la sua installazione e non è stata cosa semplice, perché aveva in mente una condizione logistica ideale. Ovvero, una zona soprelevata che consentisse, dallo stradello, di poter osservare l’opera almeno da tre lati. Infatti, il grande “totem” avrebbe dovuto elevarsi come un segnale inequivocabile per chiunque si fosse trovato a percorrere il tratto. Già questo perlustrare con insistenza fa comprendere come l’artista avesse, di fatto, già iniziato il suo percorso iniziatico in quanto si apprestava a predisporre un’opera essenzialmente legata all’esoterismo alchemico. E in effetti, il grande “totem” come l’intervento a terra predisposto da Azzurrini, interpreta proprio i fondamenti dell’Opus alchemico. Ovvero, secondo questa pseudoscienza, il fine ultimo è quello di conquistare l’onniscienza (la conoscenza assoluta) attraverso la trasmutazione dei metalli e la ricerca della pietra filosofale; considerata dagli alchimisti la sostanza catalizzatrice e simbolo stesso dell’alchimia. Com’è noto, alla pietra era riconosciuta la proprietà di fornire l’immortalità e sanare qualsiasi malattia. Ovvio quindi, come l’installazione – secondo l’idea dell’artista – intenda fare riferimento a un processo/percorso di natura salvifica analogo a quello della catarsi purificatrice. Luogo per l’Abetone 2013 quindi, è un’installazione concepita come una bussola/alchemica. Un enorme feticcio nero e rosso, e una serie di tronchi carbonizzati segnati da una linea rossa, stanno a indicare il luogo secondo la direttrice est/ovest che rappresenta il giorno e quindi, il cerchio al centro del “totem” vede sorgere e tramontare il sole; mentre l’asse nord/sud, costituito da allineamenti di pietre (ricerca della pietra filosofale), indicando il cielo dell’emisfero Australe, raffigura la notte. Un’opera dal significato complesso che plasticamente, esemplifica al meglio il senso dell’esistenza e come, tramite il nostro fare, sia indispensabile renderla migliore anche attraverso il sapere e la conoscenza. Come ha risolto la difficoltà del tema Simone Azzurrini? Sappiamo che i passaggi dell’Opus alchemico sono quattro: Nigredo-nero-terra/Albedo-bianco/Citrinitas-giallo/Rubedo-rosso-oro-luce.
Ebbene, lui ha visualizzato il primo e il quarto. Ovvero, i due che permettono il passaggio dallo stato solido alla luce e metaforicamente, per la condizione dell’uomo, il passaggio dalla vita materiale a quella spirituale. Da questa descrizione, si può comprendere come l’opera di Azzurrini debba essere collegata a quel filone dell’Arte concettuale che in artisti come Anselm Kiefer, Antony Caro, Roberto Barni, Mimmo Paladino e Michelangelo Pistoletto, trova l’epressione esplicita del tentativo riuscito, di comunicare concetti capaci di far riflettere sui problemi fondamentali dell’esistenza e sulla società attuale, che certo non favorisce l’attuarsi dei principi egualitari.

2013

Luogo Immateriale III Archetipo (Piani Terrestri), neve, erba, diagonale 600 cm, 2005
Theta, Rose selvatiche Solstizio invernale 2013 [http://issuu.com/roseselvatiche]
Ritratto dell’artista
C’è sempre qualcosa di speciale che contraddistingue un artista. Un dettaglio che lo rende inevitabilmente diverso, unico, magico. Ed è proprio così che definirei il protagonista della rubrica di questa uscita, uno scultore, disegnatore, sperimentatore dell’arte e, non meno importante, professore in un liceo artistico.
Simone Azzurrini se fosse stato un personaggio della fata di Peter Pan, lo si sarebbe trovato nel villaggio degli indiani intento a costruire qualcuno dei suoi magici totem. Uno sciamano della terra, capace di cogliere quei movimenti impercettibili della natura e dargli voce e colore.
Non consideratelo solo uno scultore, le sue opere sono molto di più: un’esperienza sensoriale a 360°. L’occhio si perde e si ritrova all’interno di geometrie armoniose, attraverso materie variegate in una riscoperta della nostra più intima e selvaggia natura.
Pietra, legno, ferro, oro, ottone, farina, sale, fuoco e neve sono solo alcuni degli ingredienti che utilizza. 
Al tutto mescola luci e ombre, suoni rubati alla natura, cortecce e carbone.
Nelle sue installazioni si può letteralmente entrare, calpestare, ascoltare e odorare l’arte.
Ci racconta dei simposi a cui ha partecipato, convivenze che portano ispirazioni, scambi di idee e di esperienze. Con la luce del sole si lavora e la sera, intorno a un tavolo, questi artisti imparano a conoscersi. Riscoprono il piacere di stare tra “simili”. Ed è proprio durante il suo primo simposio, all’ultimo anno di Accademia delle Belle Arti, che scopre la sua strada.
Tra piramidi, uova di fenice e punti cardinali il suo lavoro evoca sacralità, ascesa verso il cielo: volontà di purificarsi da ciò che è terreno, per confondersi in quel tutto di cui l’universo è intriso. La simbologia è l’unica chiave di lettura, e non provate a chiedergli cosa rappresenta un certo soggetto.
Perché chiaramente non rappresenta niente ma può simboleggiare tutto!”

2012

Nuovo Luogo per il Palazzo di San Galgano – Origine Materia/Transizione Materica, 2011
Alessandro Baito, Koinè - Il Velo di Maya, Atelier Chagall, Milano 2012<

Altri prediligono un riferimento al cuore palpitante dell’animo umano, non visibile ma forse anche per questo più facile da sentire nella sua Verità:…Simone Azzurrini e il continuo riferimento ad un’antichità storica in cui si poteva godere della vita a stretto contatto con lo spirito senza le intrusioni di una prepotente Ragione…

2011

Genesi/Ichnusa, 2001
Virgilio Patarini da "Terza Dimensione", Editoriale Giorgio Mondadori, Milano

Le sculture di Simone Azzurrini sono oggetti rituali: sono effigi di divinità primordiali, totem o piccoli menhir. Le sue installazioni sono veri e propri recinti sacri: piccoli templi all’aperto o sancta santorum di culti preistorici. L’intero agire artistico del giovane scultore toscano si può comprendere a pieno solo se correttamente collocato in una dimensione laicamente religiosa. Tutto nell’operare artistico di Simone Azzurrini è improntato a un approccio spiccatamente religioso, mistico e concreto al tempo stesso: il suo rapporto con i materiali, la loro scelta e il loro utilizzo (il legno bruciato, la cenere, la sabbia, le terre, i pigmenti, la corda, le pietre), la ritualità che presiede alla costruzione dell’opera, la scelta delle forme primordiali utilizzate (il cerchio, la sfera, il quadrato), così come il rapporto tra l’opera e lo spazio che la contiene, che la accoglie, specie nel caso delle installazioni. Se scolpisce la pietra, quello che scaturisce dalle sue mani è il simulacro di un’arcaica divinità femminile: una primordiale Dea della Terra e della Fertilità. Oppure un Dio Toro. Un oggetto che ti immagini di trovare al centro del luogo sacro di una qualche antica civiltà dissepolta in uno scavo archeologico. Le sue installazioni circoscrivono lo spazio con forme archetipiche (il cerchio, il quadrato, la croce) e oggetti rituali (pietre, corde, pali), come per catturare le forze, le presenze, le energie circostanti. Sono luoghi fatti per attirare, per evocare, per catturare le divinità che ci circondano, per convogliare le energie positive e respingere, tenere letteralmente fuori dal recinto sacro le forze, le energie negative. Hanno per questo una funzione sacra e apotropaica, ma anche socializzante. Sono luoghi dove riunirsi a pregare, dove incontrare, dove accogliere il divino. Luoghi dove la divinità ci può possedere. Luoghi dove può affiorare, rivelarsi, manifestarsi il dio che c’è in noi. Almeno lì, in quel luogo, in quel momento. Poi dopo, intorno, fuori continua l’affanno quotidiano."

2010

Luogo Primo 2002 Genesi corpo-mente-spirito/materia-architettura luce,  2002
Paolo Levi da "Nuova Arte Rassegna di artisti e partecipanti al Premio Arte 2009", Editoriale Giorgio Mondadori, Cairo Publishing, Milano

Simone Azzurrini utilizza materiali diversi e realizza interessanti sculture geometriche dall’energia vitale che trascende lo spirito e il cosmo. Questa ricerca dell’artista deriva dalle sue diverse esperienze professionali che spaziano dai laboratori di oreficeria ad altre sperimentazioni installative, fino al suo impegno didattico con allievi di Istituti Statali d’Arte e di Accademie private. La materia per questo scultore non è solo pretesto di rappresentazione, ma è ricerca necessaria del suo animo vigoroso, espressa attraverso la purezza dei volumi dal fascino mistico, dalla grazia sobria ed elegiaca. Forme subliminali tra terra, acqua, aria e fuoco appaiono come echi e risonanze di un passato che s’innesta nel contemporaneo, con un’interpretazione assai personale, equilibrata ed essenziale nel rinnovare simulacri antichi.

2003

O.M.69.300812. Acrilico Rosso Acqua Sale Fuoco Indiretto Smalto Acrilico Fuoco Indiretto
“Itinerari di Toscana – Mugello, Montagna Fiorentina, Valdarno e Pratomagno Fiorentino” - Progetto Editoriale a cura di Massimo Landucci e Manuela Poggini, Navigator Guide – Sei Atelier Vicchio Firenze

Simone Azzurrini è un giovane artista, che dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti in scultura ha iniziato una intensa attività di scultore, orafo e designer. Numerose le mostre e i simposi di scultura che lo hanno fatto notare per la sua capacità di modellare le forme e di dare alle superfici una voluta ruvidità capace di giocare con la luce e lo spazio. Forme nuove, moderne e luminose che ben si adattano alle abitazioni moderne e ai giardini. Rimarchevole anche la sua attività di orafo dove è sempre la forma plastica che regna sovrana. Simone è abile ed è in grado di costruire oggetti di qualunque tipo, basta dargli qualche traccia o altrimenti lasciar fare alla sua vena e ispirazione che difficilmente può fallire. Il suo studio è a Vaglia in un vecchio casello ferroviario, pieno di oggetti e materiali.

2001

Origine Materia/Farfalla III 20/I.020318, Monotipo, tempera, smalto, 50x70 cm, 2018
Prof. ssa Anna Filomena Santone - Stage Internazionale di Scultura Ari Bella, Ari Chieti, 21 Luglio - 5 Agosto 2001

…In una delle ultime opere, forse volutamente incompiuta dell’allievo Simone Azzurrini, dal titolo ‘Genesi’, il blocco di pietra assume parvenze geometriche e suscita il ricordo di un’antica piramide o semplicemente un’ammonizione nei termini stessi del monumentum. Alla libertà ed alla geniale creatività degli artisti la soluzione degli enigmi…

2019

Enrico Sartoni

Accademico d’Onore dell’Accademia delle Arti del Disegno.
Gli Scultori dell’Accademia delle Arti del Disegno, 4 agosto - 1 settembre 2019, Salone dei Sette Santi Fondatori, Convento di Monte Senario, Vaglia Fi


… Linee che nella ricerca di Azzurrini si stagliano nette attraverso i profilati di ferro, culle e gabbie di elementi calcarei, disegnano rotte atomiche nello spazio che ci circonda… le… opere esposte segnano un percorso che non definisce un semplice momento di esibizione, ma che caratterizza un dialogo concreto e comunitario attraverso cui ogni artista, senza mai perdere la propria individuale inclinazione, si confronta e si scontra, confermando la scultura come strada privilegiata verso la conoscenza e realizzando, al contempo, l’Accademia, feconda ad oltre quattro secoli dalla sua creazione.

Cristina Acidini

Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno
Gli Scultori dell’Accademia delle Arti del Disegno, 4 agosto - 1 settembre 2019, Salone dei Sette Santi Fondatori, Convento di Monte Senario, Vaglia Fi


Troviamo e ritroviamo, in questo contesto di spiritualità palpitante nel contatto con la natura, le sculture di autori di ogni età e tendenza. Le spigolose tessiture geometriche di Simone Azzurrini… La loro immersione nel complesso conventuale le assorbe, le patina, le invecchia. L’architettura storica e l’annosa foresta abbracciano e fanno proprie l’astrazione delle pure forme e la narrativa – peraltro obliqua e allusiva – delle figure. Un’esperienza di qualità, che corrobora il ruolo di Firenze tra le capitali della scultura, nel passato e nel presente.

2018

Antonio Frintino

Materia e Creatività la classe di scultura dell’Accademia, 5-29 dicembre 2018 Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, Firenze


Vicini, oltre che per l’uso di materiali per vocazione spirituale e per l’originalità nell’uso dello spazio, sono Farfalla IV di Azzurrini… trama sottile di profilati di ferro e smalto a disegnare la presenza di un grande lepidottero… che fa propria un’ampia porzione di spazio in un contesto di antiche strutture murarie, e ciò con trasparente eleganza…

Dott. Patrizio Caini

amico e collega,
Mostra personale “Farfalle”, Misericordia di Montemurlo (Po), 29 giugno-26 agosto 2018, Mostra personale “Farfalle 2”, Chiesa di San Lorenzo, Signa (Fi), 1-9 settembre 2018


Questa volta Simone Azzurrini, scultore, amico e collega, non poteva scegliere soggetto migliore per rappresentare il tema della trasformazione. Da millenni, infatti, la farfalla è metafora della metamorfosi, sia fisica che spirituale ed è con tale valenza simbolica che questo insetto ha attraversato leggiadro centinaia di culture, nel tempo e nello spazio. Il suo ciclo vitale sembra ricalcare le fasi del Magnum Opus, la Grande Opera alchemica, che porta, secondo la tradizione, alla realizzazione della pietra filosofale, ma che è anche un percorso iniziatico irto di difficoltà, nel corso del quale l’alchimista, elaborando la materia esterna, trasforma se stesso dall’interno, progredendo spiritualmente e conseguendo un livello superiore di coscienza, proprio come la farfalla, che passa dallo stadio dell’uovo a quello dell’insetto adulto. Ecco, allora, che l’uovo è la Nigredo, la materia grezza, il caos primordiale da cui tutto ha origine; il bruco l’Albedo, l’adolescenza, l’anima; la pupa o crisalide la Citrinitas, la sublimazione, la maturità, lo spirito e l’adulto, la forma pienamente sviluppata della farfalla, la Rubedo, la coagulazione, la vecchiaia, le nozze alchemiche, la pietra filosofale. La breve esistenza della farfalla, che vive da poche ore a un mese, a seconda della specie, richiama inoltre il concetto dell’impermanenza, uno dei cardini filosofici attorno ai quali ruota sia l’induismo che il buddhismo; in quest’ultimo, l’impermanenza, in sanscrito anicca, fa riferimento alla brevità, alla fugacità e alla frammentarietà dell’esistenza ed è una delle tre caratteristiche della vita, quella che genera il dukkha, la sofferenza. Questa e le altre opere allegoriche ed archetipiche di Simone Azzurrini “parlano” all’anima, di cui la farfalla è un simbolo in molte culture e al subconscio di chi le contempla e questo grazie ad un’arte continuamente in bilico tra passato e futuro, tra ermetismo ed elaborata tecnica costruttiva, un’arte realizzata, anzi “coagulata”, con un occhio rivolto alle antiche tradizioni sapienziali ed iniziatiche e con l’altro proiettato verso un’estetica d’avanguardia che si rinnova ogni volta, proprio come la farfalla.

2017

Vittorio Santoianni

dal catalogo: Stanze per la scultura, Nove scultori dell’Accademia delle Arti del Disegno,
Centro Culturale Polifunzionale Accabì Hospital Burresi, Poggibonsi (Si) 7-28 ottobre 2017


… L’ultima generazione, nata negli anni Settanta, vede come unico esponente Simone Azzurrini (Firenze, 1970). Si forma artisticamente a Firenze all’Istituto d’Arte, nella sezione Oreficeria, e in seguito all’Accademia di Belle Arti, dove si diploma in Scultura con Vincenzo Bianchi e Antonio Di Tommaso. Dal 2007 è docente di Discipline Plastiche e Scultoree presso il Liceo Artistico di Montemurlo. Ha partecipato a diversi simposi internazionali sul marmo e sulla pietra, scolpendo opere, poi inserite nei centri urbani interessati (Atessa, Teulada, Ari, S. Piero a Sieve, ecc.). E’ inoltre presente in molti eventi nazionali, per i quali ha progettato sculture e installazioni site specific temporanee e permanenti. La ricerca di Azzurrini è concentrata sulle potenzialità espressive della materia, che viene indagata a fondo attraverso un costante percorso di sperimentazione. Sviluppata ad ampio raggio, la sua opera comprende lavori bidimensionali, sculture e installazioni. In una serrata dialettica tra tradizione e nuovi linguaggi, l’artista utilizza una gamma estesa di materiali (pietra, legno, metallo, carbone, sabbia, cenere), che usa insieme a prodotti industriali e tecnologici. Le sue sculture in pietra e marmo – le cui forme archetipiche evocano monumenti preistorici – sono pervase da un’atmosfera di sacralità. Invece le installazioni – come gli ancestrali cerchi di pietra composti in siti naturali -, attraverso metafore riferite all’immaginario alchemico, si collegano alle forze cosmiche e ai quattro elementi. Una sua scultura in pietra serena, intitolata Il Sogno di Pinocchio (2016), è esposta in permanenza nel Parco di Pinocchio a Collodi…

2016

Prof. Siliano Simoncini

Arte nella Natura, a tempo di gioco nell’orto di Giovannino, Pian di Novello (Pt), 2016, dalla brochure


Il Labirinto alchemico di Simone Azzurrini, un percorso segnaletico spiraliforme che conduce a un avvallamento. Ovvero, il luogo in cui la pausa consenta di valutare le capacità fisiche e mentali che ciascuno ha dispiegato per superare gli ostacoli lungo il cammino. Un tragitto a tempo, che può essere considerato come metafora di quello che attende ognuno di noi durante l’esistenza.

2015

Lucia Fiaschi

progetto Travalle in Contemporanea I simposio 2010, Catalogo presentato il 12 dicembre 2015


…Luogo per Travalle, di Simone Azzurrini, accoglie il tempo della riflessione, ed è il tempo pieno della meditazione o del riposo dopo il lavoro, nella serenità del dì di festa, oppure del lavoro che non c’è più, del sogno coltivato e realizzato di un modesto ma quotidiano benessere che forse per i figli non ci sarà…” - “Due massi appena scavati ad accogliere come un nido, come un abbraccio. Nella vita di ciascuno esiste un luogo fisico o mentale dove trovare rifugio, nuovo utero materno dove è possibile trovare requie all’affannoso andare, una sosta, un lieve respiro d’attesa, un attimo di pienezza.

Dr. Patrizio Caini

amico e collega
Gamot Il viaggio della materia, Mostra di Simone Azzurrini negli spazi della Misericordia di Montemurlo (Po)
9 luglio-24 settembre 2015


Se dovessi descrivere l’artista Simone Azzurrini con tre sole parole, queste sarebbero “sincretico”, “trascendente” ed “esoterico”. Sì, perché egli lavora su un piano sospeso tra la materia e lo spirito, partendo sempre dalla prima, per arrivare o tendere, al secondo e lo fa sperimentando, ogni volta, differenti combinazioni di materiali, consueti e meno consueti, rielaborandoli ed organizzandoli alla luce delle antiche tradizioni sapienziali e secondo il proprio io interiore. Ecco, quindi, che, da una parte, ritroviamo, nelle sue opere, gli elementi costitutivi dell’universo (terra, acqua, fuoco, legno e aria), cari agli antichi sistemi filosofici, sia occidentali che orientali mentre dall’altra, assistiamo alla trasposizione artistica dell’opus alchemicum, tanto agognato dagli alchimisti del passato, inteso soprattutto come un mezzo per conseguire un livello spirituale e coscienziale superiore. Attraverso l’uso del simbolismo esoterico, poi, come, ad esempio, quello della spirale, egli passa con disinvoltura dal microcosmo, raffigurato con pochi, essenziali segni, che ricordano le traiettorie seguite dalle particelle sub-atomiche in una camera a bolle, al macrocosmo, rappresentato mediante nebulose e galassie. Simone Azzurrini è, senza dubbio, uno scultore abile, estroso, originale ed innovativo, che ha saputo fondere con maestria e perizia il passato con il presente, il materiale con lo spirituale, la scienza con il trascendente.

2014

Prof. Siliano Simoncini

Arte nella Natura, Abetone Il percorso dell’amicizia 2013, dal catalogo presentato il 23 agosto 2014


Luogo per l’Abetone. Insieme agli altri artisti, Azzurrini ha fatto un sopralluogo lungo il percorso del Viale Regina Margherita per decidere dove dovesse essere collocata la sua installazione e non è stata cosa semplice, perché aveva in mente una condizione logistica ideale. Ovvero, una zona soprelevata che consentisse, dallo stradello, di poter osservare l’opera almeno da tre lati. Infatti, il grande “totem” avrebbe dovuto elevarsi come un segnale inequivocabile per chiunque si fosse trovato a percorrere il tratto. Già questo perlustrare con insistenza fa comprendere come l’artista avesse, di fatto, già iniziato il suo percorso iniziatico in quanto si apprestava a predisporre un’opera essenzialmente legata all’esoterismo alchemico. E in effetti, il grande “totem” come l’intervento a terra predisposto da Azzurrini, interpreta proprio i fondamenti dell’Opus alchemico. Ovvero, secondo questa pseudoscienza, il fine ultimo è quello di conquistare l’onniscienza (la conoscenza assoluta) attraverso la trasmutazione dei metalli e la ricerca della pietra filosofale; considerata dagli alchimisti la sostanza catalizzatrice e simbolo stesso dell’alchimia. Com’è noto, alla pietra era riconosciuta la proprietà di fornire l’immortalità e sanare qualsiasi malattia. Ovvio quindi, come l’installazione – secondo l’idea dell’artista – intenda fare riferimento a un processo/percorso di natura salvifica analogo a quello della catarsi purificatrice. Luogo per l’Abetone 2013 quindi, è un’installazione concepita come una bussola/alchemica. Un enorme feticcio nero e rosso, e una serie di tronchi carbonizzati segnati da una linea rossa, stanno a indicare il luogo secondo la direttrice est/ovest che rappresenta il giorno e quindi, il cerchio al centro del “totem” vede sorgere e tramontare il sole; mentre l’asse nord/sud, costituito da allineamenti di pietre (ricerca della pietra filosofale), indicando il cielo dell’emisfero Australe, raffigura la notte. Un’opera dal significato complesso che plasticamente, esemplifica al meglio il senso dell’esistenza e come, tramite il nostro fare, sia indispensabile renderla migliore anche attraverso il sapere e la conoscenza. Come ha risolto la difficoltà del tema Simone Azzurrini? Sappiamo che i passaggi dell’Opus alchemico sono quattro: Nigredo-nero-terra/Albedo-bianco/Citrinitas-giallo/Rubedo-rosso-oro-luce. Ebbene, lui ha visualizzato il primo e il quarto. Ovvero, i due che permettono il passaggio dallo stato solido alla luce e metaforicamente, per la condizione dell’uomo, il passaggio dalla vita materiale a quella spirituale. Da questa descrizione, si può comprendere come l’opera di Azzurrini debba essere collegata a quel filone dell’Arte concettuale che in artisti come Anselm Kiefer, Antony Caro, Roberto Barni, Mimmo Paladino e Michelangelo Pistoletto, trova l’epressione esplicita del tentativo riuscito, di comunicare concetti capaci di far riflettere sui problemi fondamentali dell’esistenza e sulla società attuale, che certo non favorisce l’attuarsi dei principi egualitari.

2013

Theta

Rose selvatiche Solstizio invernale 2013 [http://issuu.com/roseselvatiche]


Ritratto dell’artista
C’è sempre qualcosa di speciale che contraddistingue un artista. Un dettaglio che lo rende inevitabilmente diverso, unico, magico. Ed è proprio così che definirei il protagonista della rubrica di questa uscita, uno scultore, disegnatore, sperimentatore dell’arte e, non meno importante, professore in un liceo artistico.
Simone Azzurrini se fosse stato un personaggio della fata di Peter Pan, lo si sarebbe trovato nel villaggio degli indiani intento a costruire qualcuno dei suoi magici totem. Uno sciamano della terra, capace di cogliere quei movimenti impercettibili della natura e dargli voce e colore.
Non consideratelo solo uno scultore, le sue opere sono molto di più: un’esperienza sensoriale a 360°. L’occhio si perde e si ritrova all’interno di geometrie armoniose, attraverso materie variegate in una riscoperta della nostra più intima e selvaggia natura.
Pietra, legno, ferro, oro, ottone, farina, sale, fuoco e neve sono solo alcuni degli ingredienti che utilizza.
Al tutto mescola luci e ombre, suoni rubati alla natura, cortecce e carbone.
Nelle sue installazioni si può letteralmente entrare, calpestare, ascoltare e odorare l’arte.
Ci racconta dei simposi a cui ha partecipato, convivenze che portano ispirazioni, scambi di idee e di esperienze. Con la luce del sole si lavora e la sera, intorno a un tavolo, questi artisti imparano a conoscersi. Riscoprono il piacere di stare tra “simili”. Ed è proprio durante il suo primo simposio, all’ultimo anno di Accademia delle Belle Arti, che scopre la sua strada.
Tra piramidi, uova di fenice e punti cardinali il suo lavoro evoca sacralità, ascesa verso il cielo: volontà di purificarsi da ciò che è terreno, per confondersi in quel tutto di cui l’universo è intriso. La simbologia è l’unica chiave di lettura, e non provate a chiedergli cosa rappresenta un certo soggetto.
Perché chiaramente non rappresenta niente ma può simboleggiare tutto!”

2012

Alessandro Baito

Koinè - Il Velo di Maya, Atelier Chagall, Milano 2012


Altri prediligono un riferimento al cuore palpitante dell’animo umano, non visibile ma forse anche per questo più facile da sentire nella sua Verità:…Simone Azzurrini e il continuo riferimento ad un’antichità storica in cui si poteva godere della vita a stretto contatto con lo spirito senza le intrusioni di una prepotente Ragione…

Virgilio Patarini

da Questo non è un albero, Labirinti di Legno visioni di boschi, alberi, legno nell’arte italiana contemporanea,
Palazzo Guidobono, Tortona - Al 2012


Ed è di questa sfera più sacra e arcana che parlano molte delle sculture e installazioni in mostra… le installazioni alchemiche e pararituali di Simone Azzurrini…

Tommaso Capecchi

San Galgano Square Rassegna d’Arte Contemporanea coordinata dal prof. Massimo Bignardi,
Palazzo San Galgano Facoltà di Lettere e Filosofia 2011, Siena


È percorso, cammino, crescita ma anche altare laico e spirituale, che fa della nostra intima soggettività – scrive Tommaso Capecchi nel testo di presentazione –, l’interprete e il protagonista di un ascensione, di un passaggio dal primordio all’atto finale di una progressiva elevazione che vive in circolo, inconclusa ed eterna.
Lo spazio è l’entità concettuale nella quale si realizza il percorso, dove convivono nell’indivisibile unità i corpi, oggetti, corde e tronchi di legno, che richiamano a stazioni, cicli esistenziali di spirito e materia. Relazioni unidirezionali di un sistema circolare, da una morte materica ad un battesimo passeggero che mai esaudisce se stesso in atto definitivo, poiché incessante metamorfosi di stadi catartici, inizi e transiti in perfetta comunione.
È questa la proposta di Simone Azzurrini, ulteriore tappa della sua ricerca artistica ormai ampiamente collaudata; è l’alchimia il fondamento primo, la base con la quale l’artista di Vaglia armonizza il suo pensiero, realizzandolo con materiali trovati in natura. I colori stessi di questi, nero, bianco e rosso, richiamano quelli basilari dell’alchimia e gli oggetti, i segni, i corpi, visti come stazioni di un passaggio, non sono che archetipi “modelli funzionali innati costituenti nel loro insieme la natura umana” (Jung), che ci conducono dal primordio ad un atto finale, mediante un percorso ascensionale a ciclo continuo.
Entriamo in contatto con la scultura che è dunque sistema di relazioni e forze, di corpi e indici, calpestando truciolato posto sul pavimento, simbolo d’entrata in uno spirituale che è materialità sacra, auto metafora di se stessa. Al livello superiore una radice di un albero trovato morto, materia organica che è nera (nigredo) quale rimando del primordio ad una materia che è stata viva ed è ora prossima alla transizione.[…]L’approccio è spiccatamente religioso ma anche concreto al tempo stesso: il rapporto con i materiali, la loro scelta e il loro utilizzo, la ritualità che presiede alla costruzione dell’opera, la scelta delle forme primordiali (il cerchio) e di oggetti che rimandano ad una dimensione sacra ( la corda). In tutto questo c’è l’evidente volontà di catturare forze, le presenze e le energie circostanti, determinando uno spazio che è anche socializzante. Simone Azzurrini ha voluto ricreare un momento di purificazione laica, un tempio di benessere interiore, di sollevamento e distacco dal logorante affannoso bestiario quotidiano.

Tiziano Massaroni

Direttore Artistico Centro I Macelli - Certaldo – Fi; Nuovo Luogo 2011 per la Torre Upezzinghi, Calcinaia – Pi


Un’ora di Contemporaneo
L’acacia è in fiore, i suoi fiori sono bianchi e dopo la pioggia cadono a terra. Le api l’avvolgono in un ronzare esteso. Il codirosso è sulla finestra, guarda sospettoso con un insetto in bocca, i neonati pigolano ad ogni stimolo. Tchaikovsky è schiacciato tra le corde e un archetto di un violino e corre tra le stanze di una colonica senza tetto. Due dita passano sopra una foglia di verbena e la liberano nell’aria. Una fragola di bosco si scioglie nella bocca.
La torre è una cellula di atemporalità non partecipe alla vita, proietta la sua esistenza in verticale, verso l’inaccessibile. L’uomo ha trasformato la torre nello spazio del terrifico, dove il bello è catturato: senza scadenza perché senza colpa se non di essere, senza via d’uscita perché rinchiuso nell’eterno dell’incantesimo.
La torre è un blocco mitico di paura e di attrazione e la sua scoperta ha come necessità l’altro. Nessun uomo può scalare la torre, nessuno può salvare la principessa, se non lo straniero, l’eroe con vesti da viandante. Ed è nell’identificazione favolistica col principe azzurro, l’assolutamente altro, che si compie la liberazione del bello e l’uomo ritrova la serenità perduta.
“E vissero felici e contenti”, ognuno col proprio principe, ognuno con la propria principessa, in un mondo dove il brutto è trasfigurato dal bello. Fino a quando, però? La favola non dà risposta, termina, sempre, un attimo prima della domanda. Ed è proprio con questa domanda che l’eterno decade e il tempo ritrova la sua necessità, il suo spietato passare. La peculiarità del Contemporaneo nasce dal continuo essere orfani della fabula, dall’ineluttabile movimento creativo della fabbrica, che rompendo definitivamente con il tempo ciclico, per vivere, deve produrre solamente ciò che può anche distruggere.
L’opera è una saturazione. L’eccessiva alimentazione dei sensi rende insensibili. Ogni senso ha una rotta da seguire. Giocando con richiami, ammiccamenti, che interloquiscono non solo con stati coscienti, l’uomo si perde in un’infinità di braccia seducenti, tanto da avere tutto e non sapere cosa scegliere. O l’abbandono o la fuga, ma l’abbandono a chi? la fuga da chi? La saturazione dei sensi porta all’indeterminatezza, ed è in questo percorso che troviamo un’altra specificità del Contemporaneo: un “tunnel di offerte” da attraversare, dove l’oggetto offerto diventa esso stesso offerta. Il Contemporaneo crea una nuova ontologia dell’oggetto dove l’essere si fa offerta e l’offerta fenomeno. In questo trasferimento dell’essere nel fenomeno si rompono le classiche dualità ed è come se l’essere combaciasse con il suo apparire. L’essere svuotato del suo mistero, l’inconoscibile, nell’offerta, si pone sulla soglia, nell’apparire. L’apparire, oltraggiato l’essere, si fa trasgressione ontologica. Il tentativo è di rifondare l’essere nell’apparire, l’oggetto nell’offerta. Lo scandalo è immenso, la storia si ribella e l’uomo cerca rifugio nei valori passati. E’ tardi, tutto si è già compiuto, ci vorranno secoli di Contemporaneo per capirlo.”

2011

Virgilio Patarini

da "Terza Dimensione", Editoriale Giorgio Mondadori, Milano


Le sculture di Simone Azzurrini sono oggetti rituali: sono effigi di divinità primordiali, totem o piccoli menhir. Le sue installazioni sono veri e propri recinti sacri: piccoli templi all’aperto o sancta santorum di culti preistorici. L’intero agire artistico del giovane scultore toscano si può comprendere a pieno solo se correttamente collocato in una dimensione laicamente religiosa. Tutto nell’operare artistico di Simone Azzurrini è improntato a un approccio spiccatamente religioso, mistico e concreto al tempo stesso: il suo rapporto con i materiali, la loro scelta e il loro utilizzo (il legno bruciato, la cenere, la sabbia, le terre, i pigmenti, la corda, le pietre), la ritualità che presiede alla costruzione dell’opera, la scelta delle forme primordiali utilizzate (il cerchio, la sfera, il quadrato), così come il rapporto tra l’opera e lo spazio che la contiene, che la accoglie, specie nel caso delle installazioni. Se scolpisce la pietra, quello che scaturisce dalle sue mani è il simulacro di un’arcaica divinità femminile: una primordiale Dea della Terra e della Fertilità. Oppure un Dio Toro. Un oggetto che ti immagini di trovare al centro del luogo sacro di una qualche antica civiltà dissepolta in uno scavo archeologico. Le sue installazioni circoscrivono lo spazio con forme archetipiche (il cerchio, il quadrato, la croce) e oggetti rituali (pietre, corde, pali), come per catturare le forze, le presenze, le energie circostanti. Sono luoghi fatti per attirare, per evocare, per catturare le divinità che ci circondano, per convogliare le energie positive e respingere, tenere letteralmente fuori dal recinto sacro le forze, le energie negative. Hanno per questo una funzione sacra e apotropaica, ma anche socializzante. Sono luoghi dove riunirsi a pregare, dove incontrare, dove accogliere il divino. Luoghi dove la divinità ci può possedere. Luoghi dove può affiorare, rivelarsi, manifestarsi il dio che c’è in noi. Almeno lì, in quel luogo, in quel momento. Poi dopo, intorno, fuori continua l’affanno quotidiano."

Virgilio Patarini

da "Introduzione a Terza Dimensione e oltre…", Editoriale Giorgio Mondadori, Milano


Nelle sculture di Azzurrini affiorano forme archetipiche astratte, frutto di una sintesi formale rigorosa ed elegante: cerchi, spirali, sfere che alludono ad una dimensione sacra e fanno pensare a piccoli totem o a oggetti rituali. Mentre nelle installazioni Simone Azzurrini riscopre la primigenia e arcaica vocazione sciamanica dell’artista, dando ‘luogo’ a veri e propri ‘recinti sacri’ che creano un rapporto magico col territorio.

Paolo Levi

da "Terza Dimensione", Editoriale Giorgio Mondadori, Milano


Nell’arte di Simone Azzurrini troviamo tutta la poetica che si racchiude nell’essenza dei materiali quali il marmo, la pietra e il gesso, indiscussi protagonisti dell’espressività tattile dell’arte scultorea. Le forme, che nascono dalla fantasia creativa dell’autore sono essenziai e lineari, pronte a librarsi con impalpabile leggerezza per andare ad abitare lo spazio che le circonda. Una parte interessante della sua produzione è dedicata ad installazioni e impianti scultorei, che si propongono di instaurare un dialogo più diretto con la realtà, rimanendo fermamente aggrappate a quel terreno che le sostiene, quasi come se appartenessero a esso e a esso volessero ritornare. Sfoglie di materia accartocciata e disegni, che ricordano mappe di antichi siti archeologici, si ricollegano a questo filone della sua produzione.
Nella scelta dei materiali, Azzurrini resta fedele alla propria teoria di semplicità e compostezza, riuscendo così a mettere in risalto la naturale eleganza della pietra, la calda essenza del legno, o la malleabilità del gesso che si declina in delicate spirali segniche. L’artista completa poi alcune delle sue installazioni inserendo uno dei quattro elementi primari: il fuoco, rendendo l’opera viva e vitale, misteriosa e pulsante di intrinseca spiritualità come un antico cerchio sacro. L’arte di Azzurrini è complessa e colta. Lo scultore riesce a operare un processo di estrema sintesi per racchiudere in pochi elementi emozioni e stati d’animo, forse divagazioni del pensiero che si fanno materia, veicolo d’accesso a una realtà altra, più filosofica e rarefatta rispetto a quella quotidiana. Senza perdere il contatto con le proprie radici, lo scultore sa creare simboli e emblemi di suggestioni ancestrali, porte di accesso a dimensioni altre, capaci di far dialogare l’uomo con l’infinito.

2010

Paolo Levi

da "Nuova Arte Rassegna di artisti e partecipanti al Premio Arte 2009", Editoriale Giorgio Mondadori,
Cairo Publishing, Milano


Simone Azzurrini utilizza materiali diversi e realizza interessanti sculture geometriche dall’energia vitale che trascende lo spirito e il cosmo. Questa ricerca dell’artista deriva dalle sue diverse esperienze professionali che spaziano dai laboratori di oreficeria ad altre sperimentazioni installative, fino al suo impegno didattico con allievi di Istituti Statali d’Arte e di Accademie private. La materia per questo scultore non è solo pretesto di rappresentazione, ma è ricerca necessaria del suo animo vigoroso, espressa attraverso la purezza dei volumi dal fascino mistico, dalla grazia sobria ed elegiaca. Forme subliminali tra terra, acqua, aria e fuoco appaiono come echi e risonanze di un passato che s’innesta nel contemporaneo, con un’interpretazione assai personale, equilibrata ed essenziale nel rinnovare simulacri antichi.

Paolo Levi

da: “Una raccolta d’arte contemporanea italiana” Museo Civico Giuseppe Sciortino, Monreale, Palermo


Le sculture di Simone Azzurrini rappresentano un profondo percorso di ricerca sulle possibilità espressive della materia che, collocata in installazioni collegate ai punti cardinali e in dialogo con l’ambiente esterno, diventa veicolo di energia, che si libera dalla terra per diffondersi nel cosmo. L’artista sperimenta l’utilizzo di più materiali assemblando elementi poveri come il legno, la corda e la cenere ad altri più sofisticati come l’alabastro, aggiungendovi elementi tecnologici come i led luminosi, in una unione di nuovo e antico atta a far risaltare le intime vibrazioni materiche di ogni elemento presente nella composizione plastica. La luce naturale enfatizza l’organicità delle forme, esaltando i materiali della quotidianità, quelli che spesso passano inosservati, e qui sublimati dalla mano dell’artista che li reinventa, ponendoli al centro di una interessante riflessione estetica.

Loreley Paratore

“Premio della Critica” conferito al 3° Festival Internazionale dell’Arte di Roma, Cascina Farsetti – Villa Doria Pamphili, 26-29 maggio


La ricerca artistica di Simone Azzurrini si esprime attraverso l’utilizzo di diverse materie e materiali che, partendo dalle forme originarie e insite nella natura, trovano espressione in creazioni artistiche che mantengono il loro elemento di legame e contatto con il mondo, il loro esserne parte, la loro collazione al suo interno. Le forme in questo modo, la loro geometria, il loro essere, sono si ancorate a terra, ma protendono verso l’alto, verso una nuova dimensione. L’artista infatti non considera la materia come un puro strumento e mezzo di rappresentazione ma come un elemento organico e dunque in divenire. Esattamente come gli elementi e le varie forme e componenti della natura passano attraverso fasi di crescita, evoluzione, trasformazione, così la materia, organica, di Azzurrini parte dal suo stato iniziale e, attraverso il suo cammino, la sua evoluzione, diventa scultura, installazione, manifestazione dell’energia e del flusso vitale che scorrono all’interno delle cose.

2003

da “Itinerari di Toscana – Mugello, Montagna Fiorentina, Valdarno e Pratomagno Fiorentino”

Progetto Editoriale a cura di Massimo Landucci e Manuela Poggini, Navigator Guide – Sei Atelier Vicchio Firenze


Simone Azzurrini è un giovane artista, che dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti in scultura ha iniziato una intensa attività di scultore, orafo e designer. Numerose le mostre e i simposi di scultura che lo hanno fatto notare per la sua capacità di modellare le forme e di dare alle superfici una voluta ruvidità capace di giocare con la luce e lo spazio. Forme nuove, moderne e luminose che ben si adattano alle abitazioni moderne e ai giardini. Rimarchevole anche la sua attività di orafo dove è sempre la forma plastica che regna sovrana. Simone è abile ed è in grado di costruire oggetti di qualunque tipo, basta dargli qualche traccia o altrimenti lasciar fare alla sua vena e ispirazione che difficilmente può fallire. Il suo studio è a Vaglia in un vecchio casello ferroviario, pieno di oggetti e materiali.

2001

Prof. ssa Anna Filomena Santone

Stage Internazionale di Scultura Ari Bella, Ari Chieti, 21 Luglio - 5 Agosto 2001


…In una delle ultime opere, forse volutamente incompiuta dell’allievo Simone Azzurrini, dal titolo ‘Genesi’, il blocco di pietra assume parvenze geometriche e suscita il ricordo di un’antica piramide o semplicemente un’ammonizione nei termini stessi del monumentum. Alla libertà ed alla geniale creatività degli artisti la soluzione degli enigmi…

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SIMONE AZZURRINI

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